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Noi D partecipa alla Race for The Cure

Anche quest’anno, Noi D partecipa alla Race for the Cure, la manifestazione per la lotta ai tumori al seno, in collaborazione con la funzione People Caring di Tim e con tutta la squadra dei Tim Runners! La manifestazione si terrà in diverse città italiane nelle seguenti date: Roma: dal 17 al 20 Maggio al Circo Massimo. La corsa/passeggiata sarà domenica 20 alle 10. Bari: dal 25 al 27 Maggio in piazza Prefettura . La corsa/passeggiata sarà domenica 27 alle 10. Bologna: dal 21 al 23 Settembre ai Giardini Margherita. La corsa/passeggiata sarà domenica 23 alle 10. Brescia: dal 5 al 7 Ottobre in piazza Loggia. La corsa/passeggiata sarà domenica 7 alle 10.   Il motto della Race for the Cure 2018 è DONA.AGISCI.PARTECIPA! DONA: è possibile fare una donazione, anche se non si potrà poi partecipare personalmente alla manifestazione, ed aiutare così a portare Prevenzione, Salute e Cura a chi ne ha bisogno AGISCI: promuoviamo la manifestazione facendo aderire familiari e amici alla squadra TIM Runners PARTECIPA: partecipando alla manifestazione con una donazione minima di 15€ si sosterranno i progetti di Komen Italia nella lotta al tumore al seno Grazie ai fondi raccolti con la Race for the Cure 2017, dal 01 Marzo 2018 sono stati avviati ben 58 progetti. Ecco i numeri di Komen Italia

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Le “donne in carriera” in TIM e nell’industria

Importanti risultati dell’attività di NoiD con HR: il Sole 24 ore offre vetrina e approfondimenti riguardo al gap di genere “In Tim meno di un dirigente su 5 è donna, ma in futuro la percentuale salirà” e per la prima volta l’azienda diffonde alcune misure ufficiali che ricalcano l’analisi fatta da NoiD “Oggi il 32% dei dipendenti del gruppo in Italia è donna, mentre la percentuale femminile dei dirigenti è del 17%, quasi 1 su 5.” “Quanto più un’azienda è consapevole che, per essere efficace e soddisfare i propri clienti, deve partire dalle persone che la popolano e le mette in condizione di potere esprimere se stesse, quanto più l’inclusione entra nell’agenda di quell’azienda”. Ne è convinto Andrea Iapichino, responsabile People Caring di Tim. L’amministratore delegato Amos Genish lo ha confermato parlando alla “Tim Equity & Inclusion Week….”. ”…Dall’11 al 15 dicembre TIM si è impegnata nella “TIM Equity & Inclusion Week”, una settimana dedicata all’inclusione e alla valorizzazione delle diversità. La manifestazione ha coinvolto 18 città, 40 sedi aziendali e 3mila dipendenti.…“. “ All’interno di Tim è nata l’associazione NoiD che punta a valorizzare uno stile di management inclusivo e orientato al merito. “ Vai all’articolo integrale Anche il Corriere della Sera  con un lungo articolo i giorni scorsi affronta la questione manageriale al femminile e il divario negli stipendi tra uomo e donna. Analisi inesorabile che fotografa un divario di busta paga che si acuisce per impiegati, quadri e dirigenti donne. Confortante citare casi virtuosi quali quello riportato da la Repubblica riguardo Citigroup, la più grande banca americana, che si propone di annullare le differenze retributive tra donne e uomini, ampliando a tutte i paesi in cui opera il bilancio di “genere” già attivo al momento in USA, Germania e Gran Bretagna.  

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NoiD partecipa alla TIM Equity & Inclusion Week

Nell’ambito della TIM Equity & Inclusion Week abbiamo organizzato Mercoledì 13 dicembre scorso nell’Auditorium Telecom della sede di via Pietro De Francisci, 152 ROMA la rappresentazione dello spettacolo “Herbarie. Le chiamavano streghe”, eseguito dalla Compagnia di teatro civile Anemofilia, su testo di Silvia Pietrovanni, e con Rossella Barrucci, Valentina Conti, Giambattista Martino, Manuela Tufariello. Musiche originali di Daniele Fusacchia eseguite dal vivo dal Quinto Quarto Trio + costumi di Francesca Rizzello. Molte socie presenti alla rappresentazione, insieme ad alcune componenti del Consiglio Direttivo, alla past president Stefania Santucci, a colleghi con famiglia e bimbi. La rappresentazione ha coinvolto il pubblico in un crescendo di emozioni, luci e ombre sulla scena, i temi eterni della vita (la nascita) e della morte (la “buona” morte) nel dilemma del senso del nostro respirare e di ciò che è giusto per noi e per i nostri cari. Dal comunicato stampa Herbarie e dalla brochure dello spettacolo teatrale: “Frutto di un lungo lavoro di ricerca storica ed antropologica, Herbarie. Le chiamavano streghe, è un viaggio a tutto tondo nei fatti e nelle vicende che hanno visto protagoniste queste donne, definite “sagge” dalla gente del popolo e streghe o ciarlatane dalle autorità laiche e cattoliche. Streghe: sotto questa parola si nascondevano vedove, guaritrici, herbarie, ostetriche. Sono storie, ma soprattutto donne. In quattro secoli di storia, tra il XIV e il XVII secolo, sono state uccise in Europa, secondo una stima approssimativa, circa 50.000 eretiche accusate di stregoneria come sortilegi, malefici, fatture o di rapporti con le forze oscure e infernali. Quattro secoli di processi, torture, roghi. Una “grande follia” che ha ispirato le donne della compagnia di teatro civile Anemofilia ed in particolare la drammaturga, Silvia Pietrovanni, già vincitrice del premio Borrello/Etica in atto nel 2010, omaggiata al Salone del Libro di Torino con il Primo Premio InediTo 2014 e vincitrice della la terza edizione del premio “Streghe di Montecchio”. Sulla scena tre donne: Mercuria, la nonna, che ha tramandato alla figlia, Caterina, la sua sapienza e Lucia, la più giovane, apprendista herbaria. Mercuria, Caterina e Lucia, sono le prime farmaciste, coloro che coltivavano le erbe medicinali e si scambiano i segreti del loro uso. Sono le levatrici che vanno di casa in casa, di villaggio in villaggio, esperte della dolce morte e dell’aborto, ma soprattutto punti di riferimento imprescindibili per il popolo. A spezzare il loro legame e le loro vite è una figura maschile che da medico moderno si trasforma in inquisitore, un affidatario del potere Papale, un uomo sapiente ed istruito capace di tener testa durante l’interrogatorio all’intelligenza combattiva di queste donne. Per secoli infatti le herbarie sono state medici senza laurea, escluse dai libri e dalla scienza ufficiale: apprendevano le loro conoscenze reciprocamente, trasmettendosi le loro esperienze da vicina a vicina e da madre a figlia. Nella condanna delle herboriste/streghe va a confluire il risentimento della medicina dotta e maschile per quella popolare e femminile che al contrario della prima si avvaleva dell’ascolto e dell’esperienza diretta sul corpo. La messa in scena è suggestiva e mai scontata, se pur storicamente collocata. Gli attori della compagnia di teatro civile Anemofilia infatti, ci suggeriscono continue prospettive di analisi e collegamenti con l’attualità, senzaperdere di vista la relazione stretta e complessa che fa della storia la conoscenza della realtà attraverso il tempo, e del tempo la trama nella quale si dipanano gli avvenimenti che fanno la storia. “”Mamma, pensi che un giorno ci chiederanno scusa? Non lo so Lucia, so solo che la storia la scrivono i vincitori e non i vinti”. Il racconto tratto dallo spettacolo Herbarie. Le chiamavano streghe è stato pubblicato dall’editore Fefè nella collana “Streghe d’Italia” (terzo volume)”.

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Noi D festa d’Autunno

Il 16 novembre scorso ci siamo incontrate in una location magica nel cuore di Roma, Borgo Ripa, sulle sponde del Tevere, residenza di Donna Olimpia Pamphili nel 1600, per trascorrere insieme una serata confrontandoci sui temi che ci stanno a cuore: è sempre bello e stimolante ritrovarci! La serata si è avviata col racconto storico di Scaffardi, patron del locale, che ci ha introdotto nel tardo Rinascimento e nella vita di una tra le figure mitiche (ed oggi quasi leggendarie) della Roma del XVII secolo, Donna Olimpia Pamphili, un personaggio femminile che ebbe così grande influenza nella città eterna da rimanere nella storia come la “Papessa”. Dopo l’elezione al soglio pontificio del cognato Giovanni Battista, che prese il nome di Innocenzo X, Olimpia diventò il personaggio più importante della corte papale: “non c’era favore, nomina, decisione,che non passasse per le sue mani e che non costasse, a chi chiedeva per suo tramite, molti soldi.” Forse non proprio una donna manager ante litteram, ma di sicuro una figura nuova nel panorama romano della gestione del potere, che fino ad allora aveva visto solo uomini: di lei rimangono fra le altre opere la bellissima riqualificazione del borgo di San Martino al Cimino. Gradevole occasione di networking tra le socie NoiD e le rappresentanti delle altre associazioni: ADBI, PWN, Donne Giuriste e di riflessioni comuni sul Manifesto di Valore D.

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Noi D Summer cocktail

Il 25 luglio a Roma ci siamo incontrate al Cafè Boario per il NoiD Summer Cocktail. Il cafè si trova a Testaccio, nell’area dell’ex mattatoio di Roma, oggi conosciuto per il cibo biologico, ciclofficina, centri estivi e conferenze dedicate a tematiche legate all’eco sostenibilità, con il Gazometro che si staglia all’orizzonte. Per arrivarci abbiamo girato e rigirato, tra le risate e un po’ di apprensione, prima di riunirci in 30 socie nello spazio a noi riservato. Non abbiamo informazioni di socie che non siano riuscite a raggiungerci, quindi è andata bene!! Sotto la tettoia del Cafè Boario abbiamo degustato un aperitivo con pizze rustiche, snack, cous cous e prosecco. E’ stato un vero piacere conoscerci e riconoscerci, chiacchierando piacevolmente tra di noi. Tra le presenti anche una new entry, Federica Romano, e la rappresentante di Minerva. E’ stata l’occasione per augurare buon lavoro al nuovo Consiglio Direttivo, presente al completo, e alla Presidente e Vicepresidente, Carollo e Nisio appena elette, anche da parte della Past President Stefania Santucci, il cui arrivo è stato festeggiato con calore. La Presidente Cristina Carollo ha tenuto un breve discorso, esprimendo l’orgoglio di appartenere a Noi D e la gioia di ritrovarci continuando a rappresentare lo spirito dell’associazione: promuovere uno stile di gestione inclusiva. Strumento principe: l’osservatorio del gender gap. Idea ulteriore: attivare dei think tank che coinvolgano tutte le associate per elaborare e selezionare le idee/progetti ai quali dedicarsi. Dimensione da privilegiare: piccoli gruppi spontanei, nelle varie sedi, per dare voce a tutte! Bell’atmosfera: occasioni da non perdere.

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L’AD di Olivetti, ing. Delleani, aderisce al 30% Club

L’Amministratore Delegato di Olivetti, ing. Riccardo Delleani, ha aderito alla campagna internazionale 30% Club (https://30percentclub.org/), che promuove una più alta partecipazione femminile nella leadership di organizzazioni private e pubbliche (almeno il 30% entro il 2020, da cui il nome). La scelta prosegue la tradizione di Olivetti che già negli anni ’60, quando la discriminazione era la regola, aveva organizzato fabbriche all’avanguardia anche nella tutela e non-discriminazione del lavoro femminile.  Olivetti è sempre stata un’azienda che ha saputo dare spazio ai talenti femminili, è l’azienda che ha visto l’affermazione di Marisa Belisario da giovane laureata ai più alti livelli di responsabilità e che ha avuto un nuovo rilancio sotto la direzione di Patrizia Grieco. L’adesione dell’AD , ing. Delleani, rappresenta un impegno concreto ad accelerare significativamente la partecipazione delle donne nella leadership delle organizzazioni e a diffondere sia all’interno che all’esterno dell’Azienda e del Gruppo la cultura dell’inclusione, nella convinzione che una maggiore presenza femminile nella leadership sia un’opportunità rilevante per migliorare la performance organizzativa, per crescere e per innovare.

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Gender pay gap: la parità di genere passa anche per la retribuzione

E’ diventata legge in Islanda, paese da decenni all’avanguardia nelle politiche di gender equality, una norma che obbliga tutti i datori di lavoro, privati e pubblici, a provare che donne e uomini ricevano la stessa retribuzione a parità di qualifica. Ma anche altri Paesi Europei stanno affrontando la tematica del gender pay gap, sulla base delle indicazioni ricevute dal progetto europeo avviato nel 2015. Per avere un quadro delle politiche e delle norme in merito, vi segnaliamo questo articolo del Sole 24 Ore. Se più governi scendono in campo per porvi rimedio, vuol dire che il problema esiste.

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Il diritto di contare l’8 marzo

Quest’anno come associazione NoiD abbiamo voluto festeggiare l’8 marzo con la visione di un film bello e appassionante, che tratta i temi del femminile e della discriminazione, ma soprattutto della forza delle donne e del riscatto: Hidden Figures – Il diritto di contare. Questa una coinvolgente recensione che ben esprime il nostro pensiero: “Se c’è un’immaginazione vitale e una storia segreta dell’intelligenza umana, un capitolo importante è quello narrato nel bel film di Theodore Melfi dedicato a tre donne afroamericane geniali e forti, che dettero un contributo determinante ai voli spaziali americani e, soprattutto, al ritorno degli astronauti sulla terra. “Il diritto di contare” è l’adattamento del libro “Hidden Figures – the Story of an african – american women who helped win the space range” di Margot Lee Shetterly e narra con lievità pensosa la lotta per l’affermazione condotta dalla scienziata e fisica africano – americana Katherine Johnson e dalle sue colleghe e amiche Dorothy Vaughan e Mary Jackson, rispettivamente la prima donna ingegnere e (forse) la prima programmatrice di computer (IBM) e supervisore della storia americana. Non a tutti è dato rompere gli schemi utilizzando la geometria analitica, eppure fu proprio questo il destino di Katherine Johnson, alla quale solo nel 2016 la Nasa ha dedicato un edificio. Sebbene i pregiudizi razziali e sessisti dell’America di metà Novecento costituissero, perfino tra gli ingegneri e i matematici della Nasa, la barriera principale per l’affermazione di giovani e intraprendenti, meravigliosamente intelligenti e immaginative donne di colore, il film è incentrato sulla reazione difensiva che la mediocrità e anche forme molto evolute d’intelligenza possono avere quando sulla loro traiettoria uniforme si pongono spiriti che vedono oltre e si battono per verificare le variabili decisive del destino. Il film di Melfi inizia a terra, al livello dell’orizzonte e poi si eleva progressivamente, costringendo ad alzare lo sguardo, la prospettiva. Quasi un musical con arrangiamenti jazz di classici di Brubeck e soprattutto Miles Davis (la partenza della missione Freedom 7 sulle note di “So what”), a sottolineare, se mai ve ne fosse ancora bisogno, l’apporto creativo che la cultura afro ha dato all’identità culturale americana. Film di grandi individualità, ma con un respiro corale, che non tralascia la dimensione familiare ed intima come si addice a un punto di vista femminile, “Hidden figures”  ricorda che non solo i pregiudizi  ma anche la legge di gravità può essere vinta e nuove orbite disegnate utilizzando calcoli (principi e metodi) antichi, sempre validi, se la ragione è capace di compenetrare i sentimenti e se si ha il coraggio di compiere passi in avanti. Il vero obiettivo non è salire in alto, ma tornare indietro per poter raccontare cosa si è visto. Per far questo è necessario che tutti i calcoli siano esatti, e soprattutto che ci sia un luogo che si possa considerare casa dove poter tornare. E questo forse, tra gli individui intelligenti e sensibili, solo le donne (alcune, in particolare) sono in grado di capirlo, realizzarlo, realizzando se stesse, e di combattere per farlo durare. Dall’oscurità alla luce, come nella rotazione del corpo celeste su cui viaggiamo.” effe    

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Valorizzare la leadership al femminile

Nell’ambito della Tim Equity & Inclusion week, importante appuntamento annuale organizzato da TIM per riflettere sulle diverse sfaccettature della Diversità, articolato in un ricco programma di meeting ed eventi su tutto il territorio nazionale, il 29 novembre sì è svolto a Roma, alla Tim Factory un evento ricchissimo di contenuti, tutto dedicato alla Leadership al femminile. NoiD ha partecipato numerosa in platea e ha contribuito alla composizione del programma della mattinata, con la proposizione dell’intervento di coaching sulla leadership al femminile di HRD. L’analisi condotta nel corso della mattinata ha riguardato molteplici aspetti: lo stato dell’arte dell’affermazione delle donne e la rilevanza di tematiche care alle donne nelle priorità della politica; l’eguaglianza di genere come elemento centrale e trasversale dello sviluppo sostenibile nell’agenda europea 2030; i punti di forza e le zone d’ombra dello stile di managerialità delle donne; gli stereotipi e i pregiudizi di genere. Gli interventi, coordinati da Andrea Iapichino responsabile People Caring in H&R di Tim, Fabio Galluccio in qualità di esperto di diversity management e da Stefano Fanigliulo di Valore D, hanno visto sul palco interlocutrici d’eccezione: – Titti Di Salvo, parlamentare, ex segretaio generale CGIL Piemonte e promotrice del movimento “Se non ora quando”, ha evidenziato come la presenza di temi inerenti le donne nelle priorità politiche sia facilitata dalla partecipazione di donne al tavolo della contrattazione, in quanto spesso si tratta di temi su cui gli uomini sono poco confidenti . Sebbene esista l’evidenza scientifica della maggior ricchezza, in termini di PIL, prodotta quando le donne sono coinvolte nel processo produttivo e manageriale, servono norme antidiscriminatorie per garantire la presenza delle donne come patrimonio e non in ottica di rivalsa. Le parlamentari donne esercitano la rappresentanza di queste istanze, non nel senso di lobby ma di sistema di valori , con al centro innanzitutto l’art 3 della Costituzione, che bandisce ogni discriminazione di genere. La parlamentare ha sottolineato l’importanza di predisporre, accanto a strumenti di conciliazione, strumenti per la condivisione del carico di lavoro e cura che la famiglia richiede. In questo senso, il congedo obbligatorio per i papà introdotto dall’attuale legislatura rappresenta un importante strumento, frutto di una serrata lotta politica per dimostrare che il costo di ca 10mln€ per ogni giorni di congedo fosse da sostenere in alternativa ad altre misure utili allo sviluppo del paese. Inoltre, Titti Di Salvo ha delineato il proprio modello di leadership: ispirato alla massima condivisione nella fase di approfondimento di tutti gli aspetti utili alla decisione, che è sempre individuale e implica la responsabilità unica del leader. – Linda Laura Sabbadini, che ha da pochi mesi lasciato l’incarico di direttore del Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali dell’Istat, ha parlato dell’evoluzione nella concezione di sviluppo sostenibile: non più solo economico, ma anche economico e sociale. La sua panoramica sull’Agenda europea 2030 ne ha evidenziato la declinazione in 17 obiettivi, l’ambizione di determinare circoli virtuosi nel mondo globale tra politiche tese a vincere specifiche sfide, la centralità della questione di genere (obiettivo n. 5 dei 17), che è al tempo stesso trasversale, perché l’approccio di genere ispira anche tutti gli altri obiettivi. – Daniela Bonetti, AD di HRD eNet, trainer e coacher, co-autrice del testo Leadership al femminile, ha proposto alcuni spunti di riflessione sull’approccio “femminile” alla leadership (quest’ultima intesa in senso lato, non strettamente legata all’esercizio di un ruolo di coordinamento manageriale) improntato su pilastri quali l’empatia, l’ascolto, il coinvolgimento, caratteristiche ancor più utili e necessarie in un mondo che come quello attuale, sempre più interconnesso e condizionato dai social network, è attento in ogni sua espressione alla qualità delle interazioni sociali e personali. Un invito a riscoprire e coltivare il proprio lato femminile, rivolto non solo alle donne (che troppo spesso per rendersi più “credibili” nei ruoli di comando hanno sacrificato le proprie caratteristiche e attitudini più tipicamente femminili) ma anche agli uomini. A tale scopo Daniela Bonetti ha offerto un sintetico esempio di tecniche di coaching adottate, conducendo la platea con un’interazione semplice e coinvolgente alla scoperta delle 10 capacità che contraddistinguono in positivo la leadership al femminile: 1. L’Autoanalisi 2. L’Acutezza sensoriale 3. La propensione alla Condivisione delle emozioni 4. L’Affettività 5. La Disponibilità all’ascolto attivo 6. La tensione al Continuo miglioramento 7. Il Desiderio di contribuire 8. La capacità di essere Multitasking 9. L’Abilità di sognare 10. L’Istinto Queste 10 capacità, se non ben gestite e dosate possono travalicare in corrispondenti eccessi che rappresentano aree di criticità e debolezza spesso difficili da riconoscere e sradicare. Ad esempio: l’autoanalisi può sconfinare, se applicata in modo nevrotico e punitivo verso se stessi, nell’eccesso di autocritica; l’acutezza sensoriale, nel caso in cui le nostre “antenne” diventino eccessivamente sensibili e distorcano i segnali captati, può farci diventare “indagatrici dell’assurdo”; la disponibilità all’ascolto attivo può travalicare nel sentirsi obbligati ad essere sempre e comunque a disposizione degli altri, sacrificando i propri spazi e le proprie esigenze; e così via… Una efficace mappa dei punti di forza e zone d’ombra, raffigurati in un cerchio con dieci spicchi (positivo/negativo, in una scala di valori da 1 a 10), su ciascuno dei quali rappresentare con una valutazione la propria personale propensione, ha offerto un momento interattivo di analisi e introspezione e ha aiutato a rendere più vivi e personali i contenuti proposti. – Carola Russo, Diversity & Inclusion Program Manager di Valore D ha animato e completato il momento formativo della mattinata con un approfondimento sugli Unconscious Bias, ossia quegli stereotipi che in modo inconsapevole attiviamo, assegnando comportamenti, propensioni e attitudini ad un genere piuttosto che ad un altro. Ci ha dimostrato con un pratico esempio sotto forma di “gioco” quanto i pregiudizi ci guidino, e ispirino un vocabolario comune. Il “gioco” consisteva nel pensare a una persona per noi di successo (uomo o donna indifferentemente) mettendo in ordine di priorità le sue prime cinque caratteristiche tra le seguenti: 1. Sensibilità 2. Assertività 3. Determinazione 4. Sensibilità 5. Decisione 6. Gentilezza 7. Forza 8. Sicurezza di sé 9. Collaborazione 10. Empatia …Per poi analizzare quante delle caratteristiche che

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La violenza sulle donne nel mondo digitale

Oggi 25 Novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La violenza contro le donne o violenza di genere è definita nella “Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne” del 1993 come “Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata. ». Sebbene sia inclusa dall’Assemblea delle Nazioni Unite nella violazione dei diritti umani, tale tipo di violenza è diventata oggetto di dibattito solo da qualche anno. Recenti studi sul tema dimostrano che la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali, a tutti i ceti economici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, almeno una donna su cinque ha subìto abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. Accanto alla violenza domestica, allo stupro, allo stalking e al femminicidio, nuove forme di sopruso sfruttano la tecnologia e si basano sulla pervasività della stessa per amplificare i propri effetti e determinare un danno irreparabile sulla reputazione della donna. Già nel 1998 Monica Lewinsky subiva la gogna mediatica a livello mondiale e il web era agli albori. Aveva solo 22 anni e si è trovata a pagare un errore personale con un attacco fortissimo da parte di “lanciatori di pietre virtuali”. Era prima dei social media, ma i commenti on line e le storie via mail hanno distrutto con un clic la sua reputazione su scala globale quasi istantaneamente. Per vendere i giornali on line e far stare le persone davanti alla TV, si è permesso che si umiliasse pubblicamente una ragazza con commenti che si rivolgevano alla sua persona, a lei come donna, non alla storia di cui era stata protagonista. I recenti fatti di cronaca e tutti gli approfondimenti condotti, ci hanno fatto riflettere sui meccanismi dell’evoluto mondo digitale e dei social media. Innanzitutto, il quesito è: che cosa hanno in comune gli episodi di “lapidazione mediatica”? Chi si nasconde dietro tanta ferocia? Perché l’agorà pubblica che potrebbe essere internet si trasforma sempre più spesso in un’arena di gladiatori? Nicola Lagioia, in un interessante articolo pubblicato su Internazionale, “Proviamo a utilizzare internet per scoprire il mondo invece che per insultare”, approfondisce come facilmente avvenga che dietro l’anonimato di internet, individui altrimenti frequentabili si trasformino in Mister Hyde violenti, stupidi e brutali. Davanti alla rete cadono le inibizioni del contatto visivo, così ogni retweet e ogni condivisione diventa un’escalation di violenza, ci si dimentica che dietro quel mondo virtuale si nasconde una persona con le proprie fragilità, mentre si è galvanizzati da situazioni di disagio, insoddisfazione, frustrazione e invidia che fanno assurgere al ruolo di crudeli giustizieri. Ma che cosa succederebbe se gli spietati Mister Hyde usassero solo parte delle proprie energie per rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco realmente a vantaggio di quei princìpi per i quali dicono di battersi? La seconda importante evidenza è che la tecnologia non è neutra: come espone efficacemente Manolo Farci nell’articolo di Doppiozero “Nessuno ha ucciso Tiziana”. Se è vero che le informazioni acquistano significato a seconda del contesto in cui vengono veicolate, degli attori che le ricevono, delle aspettative sociali che vengono investite in esse, la rete crea una pluralità di spazi privi di riferimenti contestuali e abbatte la distinzione tra sfera pubblica e privata. “La tecnologia non è semplicemente quello che noi facciamo con essa. La tecnologia è un sistema di creazioni che si autorafforza, il cui unico obiettivo è perpetrare se stesso, arrivando a un livello tale di complessità da raggiungere una sorta di indipendenza”. In un giorno di sensibilizzazione come questa giornata contro la violenza sulle donne, l’augurio è che la consapevolezza piena su questi temi ispiri i Mister Hyde dediti alla lapidazione mediatica a rivolgere le proprie energie in direzione positiva e, d’altro canto, che le piattaforme tecnologiche possano essere ideate e sviluppate per contribuire a diffondere una cultura etica, il rispetto della persona e della sua reputazione. Francesca Funaro Vincenzina Liberati

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