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NoiD partecipa alla TIM Equity & Inclusion Week

Nell’ambito della TIM Equity & Inclusion Week abbiamo organizzato Mercoledì 13 dicembre scorso nell’Auditorium Telecom della sede di via Pietro De Francisci, 152 ROMA la rappresentazione dello spettacolo “Herbarie. Le chiamavano streghe”, eseguito dalla Compagnia di teatro civile Anemofilia, su testo di Silvia Pietrovanni, e con Rossella Barrucci, Valentina Conti, Giambattista Martino, Manuela Tufariello. Musiche originali di Daniele Fusacchia eseguite dal vivo dal Quinto Quarto Trio + costumi di Francesca Rizzello. Molte socie presenti alla rappresentazione, insieme ad alcune componenti del Consiglio Direttivo, alla past president Stefania Santucci, a colleghi con famiglia e bimbi. La rappresentazione ha coinvolto il pubblico in un crescendo di emozioni, luci e ombre sulla scena, i temi eterni della vita (la nascita) e della morte (la “buona” morte) nel dilemma del senso del nostro respirare e di ciò che è giusto per noi e per i nostri cari. Dal comunicato stampa Herbarie e dalla brochure dello spettacolo teatrale: “Frutto di un lungo lavoro di ricerca storica ed antropologica, Herbarie. Le chiamavano streghe, è un viaggio a tutto tondo nei fatti e nelle vicende che hanno visto protagoniste queste donne, definite “sagge” dalla gente del popolo e streghe o ciarlatane dalle autorità laiche e cattoliche. Streghe: sotto questa parola si nascondevano vedove, guaritrici, herbarie, ostetriche. Sono storie, ma soprattutto donne. In quattro secoli di storia, tra il XIV e il XVII secolo, sono state uccise in Europa, secondo una stima approssimativa, circa 50.000 eretiche accusate di stregoneria come sortilegi, malefici, fatture o di rapporti con le forze oscure e infernali. Quattro secoli di processi, torture, roghi. Una “grande follia” che ha ispirato le donne della compagnia di teatro civile Anemofilia ed in particolare la drammaturga, Silvia Pietrovanni, già vincitrice del premio Borrello/Etica in atto nel 2010, omaggiata al Salone del Libro di Torino con il Primo Premio InediTo 2014 e vincitrice della la terza edizione del premio “Streghe di Montecchio”. Sulla scena tre donne: Mercuria, la nonna, che ha tramandato alla figlia, Caterina, la sua sapienza e Lucia, la più giovane, apprendista herbaria. Mercuria, Caterina e Lucia, sono le prime farmaciste, coloro che coltivavano le erbe medicinali e si scambiano i segreti del loro uso. Sono le levatrici che vanno di casa in casa, di villaggio in villaggio, esperte della dolce morte e dell’aborto, ma soprattutto punti di riferimento imprescindibili per il popolo. A spezzare il loro legame e le loro vite è una figura maschile che da medico moderno si trasforma in inquisitore, un affidatario del potere Papale, un uomo sapiente ed istruito capace di tener testa durante l’interrogatorio all’intelligenza combattiva di queste donne. Per secoli infatti le herbarie sono state medici senza laurea, escluse dai libri e dalla scienza ufficiale: apprendevano le loro conoscenze reciprocamente, trasmettendosi le loro esperienze da vicina a vicina e da madre a figlia. Nella condanna delle herboriste/streghe va a confluire il risentimento della medicina dotta e maschile per quella popolare e femminile che al contrario della prima si avvaleva dell’ascolto e dell’esperienza diretta sul corpo. La messa in scena è suggestiva e mai scontata, se pur storicamente collocata. Gli attori della compagnia di teatro civile Anemofilia infatti, ci suggeriscono continue prospettive di analisi e collegamenti con l’attualità, senzaperdere di vista la relazione stretta e complessa che fa della storia la conoscenza della realtà attraverso il tempo, e del tempo la trama nella quale si dipanano gli avvenimenti che fanno la storia. “”Mamma, pensi che un giorno ci chiederanno scusa? Non lo so Lucia, so solo che la storia la scrivono i vincitori e non i vinti”. Il racconto tratto dallo spettacolo Herbarie. Le chiamavano streghe è stato pubblicato dall’editore Fefè nella collana “Streghe d’Italia” (terzo volume)”.

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Gender pay gap: la parità di genere passa anche per la retribuzione

E’ diventata legge in Islanda, paese da decenni all’avanguardia nelle politiche di gender equality, una norma che obbliga tutti i datori di lavoro, privati e pubblici, a provare che donne e uomini ricevano la stessa retribuzione a parità di qualifica. Ma anche altri Paesi Europei stanno affrontando la tematica del gender pay gap, sulla base delle indicazioni ricevute dal progetto europeo avviato nel 2015. Per avere un quadro delle politiche e delle norme in merito, vi segnaliamo questo articolo del Sole 24 Ore. Se più governi scendono in campo per porvi rimedio, vuol dire che il problema esiste.

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Il diritto di contare l’8 marzo

Quest’anno come associazione NoiD abbiamo voluto festeggiare l’8 marzo con la visione di un film bello e appassionante, che tratta i temi del femminile e della discriminazione, ma soprattutto della forza delle donne e del riscatto: Hidden Figures – Il diritto di contare. Questa una coinvolgente recensione che ben esprime il nostro pensiero: “Se c’è un’immaginazione vitale e una storia segreta dell’intelligenza umana, un capitolo importante è quello narrato nel bel film di Theodore Melfi dedicato a tre donne afroamericane geniali e forti, che dettero un contributo determinante ai voli spaziali americani e, soprattutto, al ritorno degli astronauti sulla terra. “Il diritto di contare” è l’adattamento del libro “Hidden Figures – the Story of an african – american women who helped win the space range” di Margot Lee Shetterly e narra con lievità pensosa la lotta per l’affermazione condotta dalla scienziata e fisica africano – americana Katherine Johnson e dalle sue colleghe e amiche Dorothy Vaughan e Mary Jackson, rispettivamente la prima donna ingegnere e (forse) la prima programmatrice di computer (IBM) e supervisore della storia americana. Non a tutti è dato rompere gli schemi utilizzando la geometria analitica, eppure fu proprio questo il destino di Katherine Johnson, alla quale solo nel 2016 la Nasa ha dedicato un edificio. Sebbene i pregiudizi razziali e sessisti dell’America di metà Novecento costituissero, perfino tra gli ingegneri e i matematici della Nasa, la barriera principale per l’affermazione di giovani e intraprendenti, meravigliosamente intelligenti e immaginative donne di colore, il film è incentrato sulla reazione difensiva che la mediocrità e anche forme molto evolute d’intelligenza possono avere quando sulla loro traiettoria uniforme si pongono spiriti che vedono oltre e si battono per verificare le variabili decisive del destino. Il film di Melfi inizia a terra, al livello dell’orizzonte e poi si eleva progressivamente, costringendo ad alzare lo sguardo, la prospettiva. Quasi un musical con arrangiamenti jazz di classici di Brubeck e soprattutto Miles Davis (la partenza della missione Freedom 7 sulle note di “So what”), a sottolineare, se mai ve ne fosse ancora bisogno, l’apporto creativo che la cultura afro ha dato all’identità culturale americana. Film di grandi individualità, ma con un respiro corale, che non tralascia la dimensione familiare ed intima come si addice a un punto di vista femminile, “Hidden figures”  ricorda che non solo i pregiudizi  ma anche la legge di gravità può essere vinta e nuove orbite disegnate utilizzando calcoli (principi e metodi) antichi, sempre validi, se la ragione è capace di compenetrare i sentimenti e se si ha il coraggio di compiere passi in avanti. Il vero obiettivo non è salire in alto, ma tornare indietro per poter raccontare cosa si è visto. Per far questo è necessario che tutti i calcoli siano esatti, e soprattutto che ci sia un luogo che si possa considerare casa dove poter tornare. E questo forse, tra gli individui intelligenti e sensibili, solo le donne (alcune, in particolare) sono in grado di capirlo, realizzarlo, realizzando se stesse, e di combattere per farlo durare. Dall’oscurità alla luce, come nella rotazione del corpo celeste su cui viaggiamo.” effe    

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Valorizzare la leadership al femminile

Nell’ambito della Tim Equity & Inclusion week, importante appuntamento annuale organizzato da TIM per riflettere sulle diverse sfaccettature della Diversità, articolato in un ricco programma di meeting ed eventi su tutto il territorio nazionale, il 29 novembre sì è svolto a Roma, alla Tim Factory un evento ricchissimo di contenuti, tutto dedicato alla Leadership al femminile. NoiD ha partecipato numerosa in platea e ha contribuito alla composizione del programma della mattinata, con la proposizione dell’intervento di coaching sulla leadership al femminile di HRD. L’analisi condotta nel corso della mattinata ha riguardato molteplici aspetti: lo stato dell’arte dell’affermazione delle donne e la rilevanza di tematiche care alle donne nelle priorità della politica; l’eguaglianza di genere come elemento centrale e trasversale dello sviluppo sostenibile nell’agenda europea 2030; i punti di forza e le zone d’ombra dello stile di managerialità delle donne; gli stereotipi e i pregiudizi di genere. Gli interventi, coordinati da Andrea Iapichino responsabile People Caring in H&R di Tim, Fabio Galluccio in qualità di esperto di diversity management e da Stefano Fanigliulo di Valore D, hanno visto sul palco interlocutrici d’eccezione: – Titti Di Salvo, parlamentare, ex segretaio generale CGIL Piemonte e promotrice del movimento “Se non ora quando”, ha evidenziato come la presenza di temi inerenti le donne nelle priorità politiche sia facilitata dalla partecipazione di donne al tavolo della contrattazione, in quanto spesso si tratta di temi su cui gli uomini sono poco confidenti . Sebbene esista l’evidenza scientifica della maggior ricchezza, in termini di PIL, prodotta quando le donne sono coinvolte nel processo produttivo e manageriale, servono norme antidiscriminatorie per garantire la presenza delle donne come patrimonio e non in ottica di rivalsa. Le parlamentari donne esercitano la rappresentanza di queste istanze, non nel senso di lobby ma di sistema di valori , con al centro innanzitutto l’art 3 della Costituzione, che bandisce ogni discriminazione di genere. La parlamentare ha sottolineato l’importanza di predisporre, accanto a strumenti di conciliazione, strumenti per la condivisione del carico di lavoro e cura che la famiglia richiede. In questo senso, il congedo obbligatorio per i papà introdotto dall’attuale legislatura rappresenta un importante strumento, frutto di una serrata lotta politica per dimostrare che il costo di ca 10mln€ per ogni giorni di congedo fosse da sostenere in alternativa ad altre misure utili allo sviluppo del paese. Inoltre, Titti Di Salvo ha delineato il proprio modello di leadership: ispirato alla massima condivisione nella fase di approfondimento di tutti gli aspetti utili alla decisione, che è sempre individuale e implica la responsabilità unica del leader. – Linda Laura Sabbadini, che ha da pochi mesi lasciato l’incarico di direttore del Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali dell’Istat, ha parlato dell’evoluzione nella concezione di sviluppo sostenibile: non più solo economico, ma anche economico e sociale. La sua panoramica sull’Agenda europea 2030 ne ha evidenziato la declinazione in 17 obiettivi, l’ambizione di determinare circoli virtuosi nel mondo globale tra politiche tese a vincere specifiche sfide, la centralità della questione di genere (obiettivo n. 5 dei 17), che è al tempo stesso trasversale, perché l’approccio di genere ispira anche tutti gli altri obiettivi. – Daniela Bonetti, AD di HRD eNet, trainer e coacher, co-autrice del testo Leadership al femminile, ha proposto alcuni spunti di riflessione sull’approccio “femminile” alla leadership (quest’ultima intesa in senso lato, non strettamente legata all’esercizio di un ruolo di coordinamento manageriale) improntato su pilastri quali l’empatia, l’ascolto, il coinvolgimento, caratteristiche ancor più utili e necessarie in un mondo che come quello attuale, sempre più interconnesso e condizionato dai social network, è attento in ogni sua espressione alla qualità delle interazioni sociali e personali. Un invito a riscoprire e coltivare il proprio lato femminile, rivolto non solo alle donne (che troppo spesso per rendersi più “credibili” nei ruoli di comando hanno sacrificato le proprie caratteristiche e attitudini più tipicamente femminili) ma anche agli uomini. A tale scopo Daniela Bonetti ha offerto un sintetico esempio di tecniche di coaching adottate, conducendo la platea con un’interazione semplice e coinvolgente alla scoperta delle 10 capacità che contraddistinguono in positivo la leadership al femminile: 1. L’Autoanalisi 2. L’Acutezza sensoriale 3. La propensione alla Condivisione delle emozioni 4. L’Affettività 5. La Disponibilità all’ascolto attivo 6. La tensione al Continuo miglioramento 7. Il Desiderio di contribuire 8. La capacità di essere Multitasking 9. L’Abilità di sognare 10. L’Istinto Queste 10 capacità, se non ben gestite e dosate possono travalicare in corrispondenti eccessi che rappresentano aree di criticità e debolezza spesso difficili da riconoscere e sradicare. Ad esempio: l’autoanalisi può sconfinare, se applicata in modo nevrotico e punitivo verso se stessi, nell’eccesso di autocritica; l’acutezza sensoriale, nel caso in cui le nostre “antenne” diventino eccessivamente sensibili e distorcano i segnali captati, può farci diventare “indagatrici dell’assurdo”; la disponibilità all’ascolto attivo può travalicare nel sentirsi obbligati ad essere sempre e comunque a disposizione degli altri, sacrificando i propri spazi e le proprie esigenze; e così via… Una efficace mappa dei punti di forza e zone d’ombra, raffigurati in un cerchio con dieci spicchi (positivo/negativo, in una scala di valori da 1 a 10), su ciascuno dei quali rappresentare con una valutazione la propria personale propensione, ha offerto un momento interattivo di analisi e introspezione e ha aiutato a rendere più vivi e personali i contenuti proposti. – Carola Russo, Diversity & Inclusion Program Manager di Valore D ha animato e completato il momento formativo della mattinata con un approfondimento sugli Unconscious Bias, ossia quegli stereotipi che in modo inconsapevole attiviamo, assegnando comportamenti, propensioni e attitudini ad un genere piuttosto che ad un altro. Ci ha dimostrato con un pratico esempio sotto forma di “gioco” quanto i pregiudizi ci guidino, e ispirino un vocabolario comune. Il “gioco” consisteva nel pensare a una persona per noi di successo (uomo o donna indifferentemente) mettendo in ordine di priorità le sue prime cinque caratteristiche tra le seguenti: 1. Sensibilità 2. Assertività 3. Determinazione 4. Sensibilità 5. Decisione 6. Gentilezza 7. Forza 8. Sicurezza di sé 9. Collaborazione 10. Empatia …Per poi analizzare quante delle caratteristiche che

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Più donne nel management più opportunità per il Paese

NoiD ha partecipato all’evento “Più donne nel management più opportunità per il paese” organizzato dal 30% Club. Nel corso dell’evento la Vice Presidente del Senato, Linda Lanzillotta, ha presentato i numeri emersi da un’analisi, effettuata dal 30% Club, sulle maggiori aziende italiane quotate in borsa dalla quale emerge che la rappresentanza femminile nelle posizioni executive apicali è del 9%, un livello basso anche in confronto alla già non brillante media europea pari al 15%. La situazione migliora di poco se si allarga lo sguardo alla totalità dei ruoli dirigenziali, la cui rappresentanza femminile raggiunge in Italia il 15% mentre la media europea supera il 30%. Odile Robotti, responsabile del 30% Club Italia, ha spiegato come il gap non si risolve spontaneamente: oggi il bilanciamento di genere migliora dell’1% annuo, quindi sono necessari interventi e azioni specifiche. In particolare il presidente di IBM Italia, Nicola Ciniero, ha illustrato come nella sua azienda a fronte di una popolazione femminile che rappresenta il 30 % del totale, le donne dirigenti sono il 23% e quelle in posizione apicale il 20% delle rispettive categorie. In RFI, secondo l’AD Maurizio Gentile, la forbice è addirittura rovesciata: a fronte di una presenza femminile complessivamente del 14%, le donne quadro sono il 27% e le dirigenti il 16%. Infine per quanto riguarda ANIA, la presidente Maria Bianca Farina evidenzia come le donne rappresentino circa la metà della popolazione, e tale composizione si ritrovi anche nell’ambito della dirigenza (sia middle management che apicale). Nella tavola rotonda organizzata dal convegno, sono intervenuti esponenti di rilievo del mondo dell’industria e di Confindustria che hanno illustrato percorsi già in atto, iniziative e proposte per raggiungere il 30% di presenza femminile entro il 2020. Nel corso del dibattito è emersa anche la proposta di introdurre provvedimenti legislativi che premino le aziende sui risultati conseguiti in questo ambito. Di seguito il link al report e al sito del 30% club.  

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Mondo del lavoro e digital gender gap

Due articoli interessanti sulla donna nel mondo del lavoro e sul Digital Gender Gap.   Già nel 2013 Christine Lagard in qualità di Direttrice del Fondo Monetario Internazionale aveva evidenziato i benefici che l’intera economia globale trarrebbe da una maggiore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, con impatti non solo sul mercato dell’occupazione, e quindi sul PIL, ma anche sul benessere complessivo sia in termini di maggiore sicurezza materiale che di soddisfazione personale.   Da un’analisi del Parlamento Ue sulle tendenze nell’occupazione femminile nell’ultimo decennio, le donne occupate sono cresciute dal 55,5% al 59,6%, mentre la percentuale degli uomini occupati rimane elevata (70,1%) seppur costante. Una buona notizia comunque: l’incremento infatti può essere spiegato grazie alla flessibilità dell’orario lavorativo, alle conoscenze e competenze acquisite e alla flessibilità dello spazio di lavoro.   Ancora alto invece il Digital Gender Gap nel mondo ICT: nonostante le donne dimostrino spiccate attitudini anche in questo ambito, nelle aree ICT delle aziende, solo il 22,6% è rappresentato da donne. In particolare, nei casi in cui a guidare la struttura sia una donna la quota aumenta fino a raggiungere il 37,9%, mentre scende al 13,9% quando alla guida c’è un uomo.   Digital gender gap: RAI Cultura Economia Donne e mondo del lavoro: il digitale ci salverà? | Tech Economy Daniela Candelora _____________________________________________________________

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Lgbt, aprire l’azienda alla diversità fa salire profitti e quotazioni di Borsa

Vi segnaliamo il nuovo studio che il Credit Suisse Research Istitute ha elaborato una ricerca per dimostrare come le aziende che adottano politiche di accoglienza e inclusione di persone Lgbt nelle proprie organizzazioni ottengano risultati economici migliori del 3%, maggiore produttività e profitti. Lo studio si affianca agli altri già condotti dall’Istituto per dimostrare gli effetti positivi delle politiche gender diversity sui bilanci delle imprese e della Società. Studio Credit Suisse Articolo su Repubblica.it  

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LeadHERship al femminile in TIM Factory

  Interessante iniziativa  di “LeadHERship al femminile” mercoledì  30 marzo scorso presso la TIM Factory in Via delle Conce  a Roma, cui siamo state invitate come Associazione.   Protagoniste Silvia Ponzoni, responsabile Direzione Audit di Telecom Italia e Barbara Poggiali, responsabile del Marketing Strategico di Poste Italiane. Silvia è un manager con lunga esperienza internazionale. Dopo la Laurea in Economia Aziendale all’Università Bocconi, è assunta in Ernst & Young dove lavora dal 1999 al 2002, come Staff Auditor in Italia e, successivamente, come Audit Executive in UK. Dal 2003 al 2010 è in TYCO INTERNATIONAL GROUP presso la sede inglese della multinazionale ricoprendo ruoli di crescente responsabilità. Tornata in Italia nel 2011 assume il ruolo di Chief Financial Officer nella filiale italiana della multinazionale norvegese HYDRO ALUMINIUM poi fusa con il gruppo SAPA. Nel suo ultimo incarico in SAPA EXTRUSION ITALY, prima dell’assunzione in Telecom Italia, è stata responsabile di tutte le funzioni di staff. Barbara ha un curriculum davvero importante: si affaccia al mondo del lavoro con una laurea in ingegneria al Massachusetts Institute of Technology (MIT). Ha lavorato spesso all’estero e in molte aziende di TLC tra cui ricorda con piacere lo start up di Omnitel ed ora è approdata alle Poste Italiane come responsabile del Marketing Strategico. Parla 4 lingue di cui 2 madrelingua. E’ presente in moltissimi Consigli di Amministrazione già da prima della legge sulle quote rosa. Più che una leadership al femminile le due manager hanno espresso una leadership conquistata con l’impegno e la dedizione. Quello che è emerso dai loro racconti è la determinazione con cui hanno affrontato il lavoro. Innanzi tutto attraverso la formazione all’estero per sviluppare apertura mentale, confronto con le diversità e, non ultimo, per imparare con profondità le lingue. Poi con le scelte di lavoro, vincendo la tentazione di rimanere nella “comfort zone” e preferendo sempre soluzioni utili allo sviluppo della propria carriera. Le difficoltà di conciliare vita privata e vita lavorativa sono state superate imparando a fidarsi degli altri, cioè di coloro a cui affidano i propri cari, e con il supporto del proprio partner. Tuttavia per entrambe il tema appare aperto e ammettono che hanno spesso rinunciato al tempo da dedicare a se stesse. Il loro consiglio alle donne che vogliono emergere nel mondo del lavoro è stato: 1) essere preparate in maniera eccellente, 2) “pensare” internazionale, 3) diversificare le esperienze professionali. Tutto integrato dall’impegno a sviluppare un network nel quale essere riconosciute. Cosa abbiamo tratto da questo incontro? Una conferma della profonda competenza e professionalità delle donne che raggiungono posizioni di rilievo nel mondo del lavoro e dell’importanza della determinazione e della passione. Ma anche che in questo mondo è ancora il modello di leadership tradizionale ad emergere: forte consacrazione al lavoro, difficoltà nella conciliazione lavoro-vita privata. Daniela Fiore, Patrizia Gentile e Roberta Perfetti

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8 marzo in Telecom Italia Information Technology: un libro ad ogni collega

Nel giorno della festa della donna tutte le colleghe che lavorano in Telecom Italia Information Technology hanno ricevuto un libro con un biglietto personalizzato   L’iniziativa è stata curata direttamente da Patrizia Nobile, Responsabile People Value Business Partner Telecom Italia Information Technology, con l’aiuto di Sofia Marcone, entrambe socie fondatrici della nostra associazione. Siamo andate a trovare Patrizia per farcela raccontare: “La giornata è iniziata con una mail recapitata a tutte le 1.100 colleghe per condividere la celebrazione della Giornata Internazionale della Donna. Alla mail abbiamo allegato una breve presentazione per inquadrare la presenza femminile nelle Aziende ICT , come stimolo all’impegno, all’eccellenza, alla cura e alla crescita per ciascuna di noi. Nella stessa giornata ogni collega ha ricevuto in dono un libro, di un’autrice donna e con tema inerente la condizione femminile. Un dono semplice e pensato, comprato in rete per avere il costo più basso e consegnato brevi manu, grazie ai nostri punti delega nelle varie sedi” Nell’era del digitale le nostre colleghe per realizzare questa bella iniziativa si sono impegnate fisicamente, incartando uno ad uno i libri scelti e corredandoli di un biglietto autografo. “È stata l’occasione per ringraziare ognuna delle donne di Telecom Italia Information Technology per l’impegno profuso e le rinunce sopportate. Da donna a donna. Perché una donna sa che il lavoro in ufficio è spazio tra altri impegni, prima e dopo: genitori, figli, famiglia, cuccioli, la propria piccola collettività da curare e contribuire a far evolvere. Al pari dell’azienda per la quale si lavora, che la donna sa includere nella propria prospettiva di ogni giorno, di ogni pensiero che prospetta il domani.” I messaggi ricevuti in risposta testimoniano che i contenuti di questa iniziativa sono stati molto apprezzati, e che l’accuratezza con cui avete seguito il tutto li ha resi addirittura preziosi. “La scelta del libro è stata valutata molto positivamente, come alternativa all’omaggio floreale della mimosa, come dono di pensiero da condividere e oggetto materiale che rimarrà a testimonianza di un’occasione. Molte donne hanno parlato di questo evento come segno ad personam, il primo ricevuto come donna in questa azienda. Alcune colleghe auspicano che quest’aria di cambiamento incrementi la coscienza e l’orgoglio del grande valore aggiunto che ognuna porta nella vita professionale e privata. Insomma, mi sento di dire che questo messaggio, questo dono, questo progetto hanno richiesto poche risorse materiali, molte energie personali e hanno creato un bellissimo circolo virtuoso di riconoscimento, gratitudine, apprezzamento, coinvolgimento. Una collega mi ha scritto che il gesto, il pensiero e le parole “profumano” di Donna, ma devo confessare di aver ricevuto mail di apprezzamento da parte di colleghi uomini e questo mi fa molto ben sperare per un percorso congiunto verso il riequilibrio della composizione di genere, oggi ancora sbilanciata a favore della componente maschile, come in tutte le Aziende tecnologiche.” Arrivederci allora Patrizia, per continuare su questa strada, e far sì che tutte le nostre giornate siano una festa della donna. Francesca Funaro

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Giornale delle PMI

Diversity management: la diversità in azienda che crea valore ed è DONNA La gestione e la valorizzazione della diversità rappresentano, oggi, un elemento di cruciale importanza per le organizzazioni lavorative che devono confrontarsi con una gestione delle risorse umane finalizzata alla creazione di ambienti lavorativi inclusivi, ambienti cioè che favoriscano l’espressione del potenziale individuale utilizzandolo come leva strategica e fonte di vantaggio competitivo. Read more 

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