NoiD partecipa alla TIM Equity & Inclusion Week
Nell’ambito della TIM Equity & Inclusion Week abbiamo organizzato Mercoledì 13 dicembre scorso nell’Auditorium Telecom della sede di via Pietro De Francisci, 152 ROMA la rappresentazione dello spettacolo “Herbarie. Le chiamavano streghe”, eseguito dalla Compagnia di teatro civile Anemofilia, su testo di Silvia Pietrovanni, e con Rossella Barrucci, Valentina Conti, Giambattista Martino, Manuela Tufariello. Musiche originali di Daniele Fusacchia eseguite dal vivo dal Quinto Quarto Trio + costumi di Francesca Rizzello. Molte socie presenti alla rappresentazione, insieme ad alcune componenti del Consiglio Direttivo, alla past president Stefania Santucci, a colleghi con famiglia e bimbi. La rappresentazione ha coinvolto il pubblico in un crescendo di emozioni, luci e ombre sulla scena, i temi eterni della vita (la nascita) e della morte (la “buona” morte) nel dilemma del senso del nostro respirare e di ciò che è giusto per noi e per i nostri cari. Dal comunicato stampa Herbarie e dalla brochure dello spettacolo teatrale: “Frutto di un lungo lavoro di ricerca storica ed antropologica, Herbarie. Le chiamavano streghe, è un viaggio a tutto tondo nei fatti e nelle vicende che hanno visto protagoniste queste donne, definite “sagge” dalla gente del popolo e streghe o ciarlatane dalle autorità laiche e cattoliche. Streghe: sotto questa parola si nascondevano vedove, guaritrici, herbarie, ostetriche. Sono storie, ma soprattutto donne. In quattro secoli di storia, tra il XIV e il XVII secolo, sono state uccise in Europa, secondo una stima approssimativa, circa 50.000 eretiche accusate di stregoneria come sortilegi, malefici, fatture o di rapporti con le forze oscure e infernali. Quattro secoli di processi, torture, roghi. Una “grande follia” che ha ispirato le donne della compagnia di teatro civile Anemofilia ed in particolare la drammaturga, Silvia Pietrovanni, già vincitrice del premio Borrello/Etica in atto nel 2010, omaggiata al Salone del Libro di Torino con il Primo Premio InediTo 2014 e vincitrice della la terza edizione del premio “Streghe di Montecchio”. Sulla scena tre donne: Mercuria, la nonna, che ha tramandato alla figlia, Caterina, la sua sapienza e Lucia, la più giovane, apprendista herbaria. Mercuria, Caterina e Lucia, sono le prime farmaciste, coloro che coltivavano le erbe medicinali e si scambiano i segreti del loro uso. Sono le levatrici che vanno di casa in casa, di villaggio in villaggio, esperte della dolce morte e dell’aborto, ma soprattutto punti di riferimento imprescindibili per il popolo. A spezzare il loro legame e le loro vite è una figura maschile che da medico moderno si trasforma in inquisitore, un affidatario del potere Papale, un uomo sapiente ed istruito capace di tener testa durante l’interrogatorio all’intelligenza combattiva di queste donne. Per secoli infatti le herbarie sono state medici senza laurea, escluse dai libri e dalla scienza ufficiale: apprendevano le loro conoscenze reciprocamente, trasmettendosi le loro esperienze da vicina a vicina e da madre a figlia. Nella condanna delle herboriste/streghe va a confluire il risentimento della medicina dotta e maschile per quella popolare e femminile che al contrario della prima si avvaleva dell’ascolto e dell’esperienza diretta sul corpo. La messa in scena è suggestiva e mai scontata, se pur storicamente collocata. Gli attori della compagnia di teatro civile Anemofilia infatti, ci suggeriscono continue prospettive di analisi e collegamenti con l’attualità, senzaperdere di vista la relazione stretta e complessa che fa della storia la conoscenza della realtà attraverso il tempo, e del tempo la trama nella quale si dipanano gli avvenimenti che fanno la storia. “”Mamma, pensi che un giorno ci chiederanno scusa? Non lo so Lucia, so solo che la storia la scrivono i vincitori e non i vinti”. Il racconto tratto dallo spettacolo Herbarie. Le chiamavano streghe è stato pubblicato dall’editore Fefè nella collana “Streghe d’Italia” (terzo volume)”.
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