Nel 2023 tanti sono stati i titoli dei film che hanno messo al centro le donne, non solo come protagoniste, ma anche come registe e sceneggiatrici. Un segnale importante, che dimostra come anche l’industria cinematografica sia attenta all’evoluzione di una società dal cambiamento inclusivo e paritario e di come le donne siano sempre più protagoniste attive del proprio destino.
Parliamo di “Barbie” e “C’è ancora domani”, film campioni d’incassi, storie diverse che raccontate sul grande schermo hanno amplificato la voce di due protagoniste Barbie e Delia, opposte ma al contempo entrambe forti e complesse, tanto da farle nventare ispirazione e movimento.
Il mondo rosa di Barbie, canone di bellezza femminile secondo Mattel, riferimento per intere generazioni con le sue lunghe gambe, i piedi predisposti per indossare scarpe con il tacco, con il suo Ken eterno innamorato, sempre accanto e un po’ in secondo piano, ma con una nuova visione del futuro. La nuova Barbie non è più una figura perfetta e irraggiungibile, nel film viene mostrata con difetti fisici e insicurezze, si prende gioco di se stessa e degli stereotipi che la riguardano, con una vena ironica e indipendente, ha nuove amiche diverse da lei per aspetto e personalità. Una Barbie leader, che non si adegua più ai modelli standard di bellezza e comportamento, coinvolge le altre bambole ad esprimere la propria individualità e a seguire i propri sogni.
A contrasto il mondo in bianco e nero di Delia, una donna normale, in cui rivediamo le nostre nonne, schiacciata dalla sua quotidianità tra famiglia ed i vari lavori con cui ricerca una certa indipendenza economica, sposata con un uomo per cui tutto è dovuto e preteso, dai modi violenti. Delia emblema della tenacia, del senso del dovere quotidiano, della resistenza o potremmo dire resilienza, parola che tanto piace citare nei contesti lavorativi come quella capacità necessaria per affrontare qualsiasi difficoltà. Delia e la sua grande forza per andare avanti, trovando piccoli stratagemmi di sopravvivenza, appigli su cui fare leva per la speranza di un domani migliore, che nel finale del film regala a tutti una grandissima lezione di senso civico, ricordando come i diritti di oggi siano state conquiste passate.
I film frutto di due mondi cinematografici distanti come quello americano e italiano – sono accomunati da una regia al femminile, Greta Gerwig e Paola Cortellesi, con un grandissimo successo al botteghino, tanto da diventare fenomeni internazionali – ponendo alla ribalta il ruolo che le donne possono ricoprire nella cinematografia: registe validissime, capaci di creare prodotti di successo in termini economici e di pubblico. Sì, perché anche il mondo cinematografico non è immune dal gender e pay gap.
Greta Gerwig con Barbie è stata la prima donna a superare il miliardo di dollari di incassi in 17 giorni, arrivando a 1.5 miliari di $. Il film ha avuto otto nomination per i prossimi Oscar, tra cui miglior film, miglior attore non protagonista per Ryan Gosling e miglior attrice non protagonista per America Ferrera. Tante e tanti hanno notato due mancate candidature: quella per la miglior regia a Greta Gerwig e per la miglior attrice protagonista Margot Robbie, sottolineando in contrapposizione quella ricevuta per il ruolo di Ken.
Greta Gerwig è stata scelta per presiedere la giuria della 77ma edizione del prossimo Festival di Cannes, che si terrà a maggio, sarà la più giovane dal 1966 quando fu presieduto dalla trentunenne Sophia Loren, la prima regista donna americana ad avere questo ruolo, la prima donna dopo l’attrice Cate Blanchett che ne fu presidente nel 2018, e la seconda regista dopo Jane Campion nel 2014.
Come spesso succede per le eccellenze femminili che riescono ad emergere, si inanella un elenco di “prima donna a ….”, perché in molti settori, in questo caso nel cinema, si assiste ad una disparità di genere in tutta la gerarchia dei ruoli.
Paola Cortellesi, con C’è ancora domani per la prima volta alla regia, ha avuto risultati strepitosi in un ruolo su cui le donne sono poco accreditate. Il suo film ha superato Barbie con oltre 36,3 milioni di euro di incassi al botteghino (al 26/2/2024) e 5.3 milioni di presenze (32,2 milioni euro e 4.4 milioni di Barbie). Diritti acquistati a fine novembre in 18 paesi, Australia e Nuova Zelanda, Brasile, Taiwan, Israele, Francia, Spagna, Olanda, Danimarca, Svezia, Belgio, Grecia, Ungheria, Svizzera, Finlandia e Norvegia, rumors sull’interesse di Lady Gaga per farne un remake.
L’onda lunga ha contagiato tutti, si è scatenato il passaparola, il “word of mouth” che nel Marketing viene considerata una delle forme più potenti di promozione e comunicazione per rendere un prodotto di successo. Difficile da innescare, ma potentissimo una volta avviato.
Riflessioni, pensieri, stimoli diversi ma efficaci per tutti i target: giovani, adulti, senior, ogni persona parte di una visione collettiva in sala ed un turbinio di emozioni e riflessioni a posteriori.
C’è ancora domani ha messo sostanzialmente d’accordo chi scrive di cinema e chi paga il biglietto. Tutti e tutte hanno consigliato il film, riportando al cinema non solo coloro che ne sono fruitori abituali, ma anche chi ne era distante, e che non ha voluto sentirsi al di fuori da questo fenomeno. Abbiamo letto proposte per renderlo obbligatorio nelle scuole (e qualche scuola ha già aderito), il luogo principe in cui formare la gioventù del domani.
E insieme ai dati strepitosi, apprendiamo le difficoltà per le donne di emergere anche in questo settore. Il Primo rapporto annuale dell’Osservatorio per la parità di genere del Ministero della Cultura (pubblicato a novembre 2022) analizzando la regia dei film italiani (inclusi i cortometraggi) prodotti dal 2008 al 2018, evidenzia come complessivamente le registe donne rappresetano solo il 15% dei film, con profonde differenze tra i generi: dal 9% per i lungometraggi al 21% dei documentari..
Lo squilibrio esiste anche nell’ambito delle diverse professioni sia come numerosità che come retribuzione:
- più donne nei settori tradizionalmente a prevalenza femminile, come Trucco (73%) e Costumi (82%), una leggera prevalenza nell’ambito scenografia 58%, ed una limitatissima presenza alla regia (19%), negli effetti speciali (12%) e alla fotografia (10%);
- le donne sono pagate mediamente meno dei loro colleghi nei vari gruppi professionali, sia nelle professioni a prevalenza femminile (scenografi, costumisti, truccatori, etc.), che in quelle a prevalenza maschile.
Squilibri per cui è evidente che il cammino verso la parità sarà ancora lungo.
Anche nel panorama internazionale l’industria cinematografica sta attuando delle verifiche per misurare l’impatto delle politiche a sostegno del superamento del gender gap. Lo scorso 20 febbraio in occasione del Festival di Berlino è stato presentato lo studio Re-Framing the Picture, l’analisi vede coinvolti tre Stati: Regno Unito, Canada, Germania. La fotografia prende in esame gli anni dal 2005 al 2020, mettendo in correlazione presenza delle donne nel settore e gli impatti delle misure politiche che si sono susseguite a supporto della parità di genere. La situazione è senz’altro migliorata, i dati rilevati sono ancora molto negativi, mediamente il 74% delle posizioni strategiche è ricoperto da uomini, per non parlare dell’elitaria casta dei network che vede una presenza femminile attestarsi sotto al 20%.
Come sarà il futuro? Dati alla mano, lo studio ci dice che di questo passo in Canada, ad esempio, si potrà raggiungere il 50% di parità nelle posizioni strategiche tra 200 anni che significa nel 2215, tra 60 anni nel Regno Unito, best performer la Germania, che se manterrà questa tendenza, tra 15 anni potrà dichiarare che l’industry cinematografica ha raggiunto la parità di genere!
Ci lasciamo ringraziando Delia, Paola Cortellesi, di averci donato un racconto autentico dove il vittimismo sano, reale e dovuto poteva avere la meglio; invece, ha fatto molto di più, ha invertito la drammaticità con il sorriso come nella scena di violenza che si trasforma in balletto, ci ha tenuto con il fiato sospeso sognando una fuga d’amore, che si trasforma in un sogno ancora più grande: il diritto al voto, perché non c’é amore più grande della libertà.
Barbie che rimarrà sempre la bambola più desiderata e venduta al mondo (3 ogni secondo), attraverso la sua giovane e visionaria regista Greta Gerwig, la ringraziamo per aver fatto in modo che le nuove generazioni abbiano una visione meno fiabesca dei modelli di riferimento, riprendendo le parole del brano “What was I made for?”, di Billie Eilish colonna sonora del fim: “Think I forgot how to be happy. Something I’m not, but something I can be – Penso di aver dimenticato come essere felice. Qualcosa che non sono, ma qualcosa che posso essere”
A cura di Stefania Lofiego e Tiziana Omaggi