Conferenza di PWA il 25 maggio 2021 alle 18.30

L’introduzione all’incontro nella TRADUZIONE a cura di NoiDTelecom dal sito di PWA.

Le donne, in tutto il mondo e in tutte le culture, hanno tradizionalmente svolto la maggior parte del lavoro di cura (ad esempio verso bambini, anziani e persone con disabilità in famiglia) senza essere pagate e senza avere il supporto di adeguate infrastrutture di assistenza (inclusi asili nido e case di cura).

Le donne ricoprono  un numero inferiore di posizioni apicali in azienda, e in media sono pagate il 20% in meno degli uomini per svolgere lo stesso lavoro. D’altra parte invece, le troviamo più numerose nel lavoro in nero, occasionale e part-time, nonché nelle catene di approvvigionamento di numerosi settori: per questa ragione sono più vulnerabili allo sfruttamento, agli abusi e ai cambiamenti tecnologici.

Non ultimo occorre considerare che le donne italiane sono tra le categorie più danneggiate dalla crisi economica generata dall’attuale pandemia. Secondo un recente rapporto ISTAT, da febbraio 2020 (data di inizio dell’emergenza sanitaria) a dicembre 2020, e nonostante il blocco della cassa integrazione imposto dal governo italiano, l’occupazione è scesa di ben 426 mila posti. Le categorie che hanno sofferto di più sono le categorie di lavoratrici autonome o con rapporti di lavoro a tempo determinato, di età compresa tra i 25 ei 49 anni.

Ma perché le donne continuano a pagare un prezzo così alto?

Uno dei motivi principali è che le leggi, i regolamenti e le politiche italiane spesso non riescono a riconoscere e integrare l’effettivo valore economico del contributo di genere, determinando in ultima analisi una notevole perdita per l’Italia e la sua economia.

L’Italia può rinunciare a una fetta di PIL non generata?

Cosa sta facendo il Paese per promuovere l’occupazione e l’imprenditorialità delle donne e dei giovani?

Secondo alcuni studi, se il tasso di occupazione femminile in Italia fosse uguale a quello degli uomini, il PIL del Paese sarebbe di circa 88 miliardi superiore al valore attuale. Allo stesso modo, è stato dimostrato che una maggiore presenza di donne nelle imprese potrebbe avere un impatto positivo significativo sul loro profitto. Ad esempio, è stato stimato che la presenza di donne in ruoli senior può aumentare il fatturato delle aziende di circa il 5%.

Come sappiamo, di recente, è stata presentata una nuova bozza di Recovery Plan (“Plan” o “PNNR”). Lo scopo ultimo del Piano è promuovere la ripresa economica dell’Italia iniettando investimenti in sei aree considerate essenziali in questa misura, tra cui l’occupazione e l’imprenditorialità femminile e giovanile.

 In particolare, il Piano prevede:

  • 22,4 miliardi di euro da stanziare per “inclusione e coesione” (di cui 19,8 miliardi dal Recovery and Resilience Device e 2,6 miliardi dal Fondo);
  • l’obbligo per le aziende di assumere donne e giovani per avere accesso ai finanziamenti;
  • la creazione di un “Fondo Impresa Donna” per promuovere l’imprenditorialità femminile; e
  • misure volte ad ampliare l’offerta e potenziare gli  asili nido e migliorare l’assistenza agli anziani e ai disabili.

Ma queste misure sono davvero sufficienti e adeguate per recuperare l’effettivo valore economico dell’occupazione femminile e giovanile?

Questi e altri temi saranno discussi alla prossima conferenza di PWA il 25 maggio alle 18.30, ora italiana

Per iscriverti alla Conference clicca qui e vai a fondo pagina.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segui la Pagina LinkedIn di NoiD ♀
Segui NoiD su Twitter ♀
INSTAGRAM
Torna in alto

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" acconsenti al loro utilizzo.

Chiudi