Racconti di Noi D Telecom dalla #raceforthecure

Impressioni di una giornata speciale di Rosaria Anastasio e La Race che vorrei nel 2017 di Francesca Funaro, oltre a tante foto per fissare i momenti e l’atmosfera della tappa di Roma della Race for the Cure 2016, che ha visto quest’anno il coinvolgimento eccezionale di tante colleghe e colleghi. Un racconto collettivo che si potrà arricchire del contributo di tutte le associate.

Quando mi hanno chiesto di contribuire a raccogliere le adesioni alla “Race for the Cure” per la squadra dei “TIM Runners”, ho aderito più per una voglia di fare del volontariato che per un’effettiva conoscenza di cosa questo evento effettivamente rappresentasse per noi donne.
Avevo sentito parlare di questa manifestazione, negli anni passati, ma viverla è stata tutta un’altra cosa!
Una splendida giornata di sole ed un mare, tinteggiato di rosa, di persone che corrono insieme per vincere una gara…. una gara con in palio un premio inestimabile: la sconfitta del tumore al seno.
Io sono tra le più fortunate e forse non ho molta voce in capitolo sul tema ma, di quella giornata, mi è rimasto impresso il coraggio di tutte quelle donne che si uniscono per trasformare il loro enorme fardello in un’arma potente per tentare di sconfiggere uno dei “mostri”, forse peggiori, in cui una donna si può imbattere.
Ho sempre ritenuto il “coraggio” un sostantivo che sarebbe stato meglio al… femminile (soprattutto ai giorni nostri) ! Ebbene quella giornata, con le donne in “rosa”, i loro occhi, i loro sorrisi, la loro determinazione, ne è stata per me la conferma!
Non meno emozionante, devo dire, è stata la partecipazione con la squadra dei TIM Runners, che si è distinta per il numero di adesioni (ben 780) e che ha ricevuto il premio come squadra neofita con il maggior numero di iscrizioni!
Un’identità ed un orgoglio di appartenenza aziendale spesso sopito dalle varie vicende del vivere quotidiano, che è stato davvero bello ritrovare.
I valori positivi ci sono, la “Race” ne è stata una dimostrazione: ci auguriamo che la forza delle donne in azienda (e questa volta il sostantivo è correttamente al femminile) possa agevolarne una maggiore diffusione ed affermazione.

Rosaria Anastasio

È passato qualche giorno e oggi l’urgenza di fissare il ricordo è irresistibile.
Sono nel centro prevenzione tumori del San Filippo Neri, per il mio controllo annuale, tra donne che hanno la mia stessa ansia: sia chi come me ha solo paura di doverci passare un giorno e chi invece ci è già passato. Siamo meno numerose del solito per la verità, perché oggi era temuto lo sciopero, e la tensione sembra sia inversamente proporzionale all’affollamento. Proprio questa stramba ponderazione del rapporto tra essere insieme e stare bene, mi porta a ripensare alla domenica del 15 maggio con la Race for the Cure a Roma.
Compagnia e benessere, condivisione e impeto, consapevolezza ed entusiasmo: la magica unione di sentimenti, intenzioni e azioni che ho potuto apprezzare nello splendido scenario del Circo Massimo.
Quel rosa, così brillante e dolce, nonostante la lotta dura, serrata e feroce che ci tocca condurre, ci unisce tutte: qualunque sia stata la personale esperienza con il tumore, corriamo per affrontare, per non fuggire, senza nascondere la paura, ma sapendo che da questa trasparenza può nascere il coraggio.
Ho corso i 5 km con questo spirito. Quasi al traguardo ho incontrato lo sguardo di una donna in rosa e ho pensato che non potevo mollare, volevo fare anche io la mia parte in questa gioiosa e tenace competizione. All’arrivo ho trovato colleghe, amiche e associate di Noi D Telecom e la felicità è stata incontenibile. Preziosa esperienza la Race for the Cure. Gruppo da mantenere quello dei Tim Runners.
Faccio un bilancio: nel 2015 è stata la mia prima corsa competitiva, nel 2016 ho avuto l’onore di correre in gruppo con i miei colleghi; quale il desiderio per la Race for the Cure del 2017? Che questo evento così partecipato possa anche dare l’opportunità a chi è protagonista principale di avere le rassicurazioni più chiare e incontrovertibili sulla corretta condotta da parte degli sponsor. Trasparenza e impegno a 360° per la salute nostra e del pianeta! No all’utilizzo di sostanze conosciute come nocive, aggiornamento degli ingredienti qualora sorgano dubbi su componenti che precedentemente si ritenevano sicuri. Tra gli sponsor della Race for the cure ci sono prodotti che le donne utilizzano sul proprio corpo, quotidianamente. Essere sponsor della Race for the cure ha un valore etico e commerciale. Io, da donna, chiedo a Komen Italia di avviare un dialogo aperto e chiaro con gli sponsor su questo tema fondamentale, per la salute delle donne e per salvaguardare la genuinità di questo coinvolgimento.

Francesca Funaro

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